Se si escludono i politici, nessuna delle persone che hanno ricevuto il premio Nobel per la Pace avrebbe voluto trovarsi nelle condizioni di doverlo ricevere. Avrebbero preferito fare vite normali invece che essere chiamati a fare gli eroi.
Tra di essi c’è di certo Nadia Murad, la giovane curda appena insignita del premio Nobel per la Pace 2018. «Avrei voluto essere conosciuta nel mondo come una maestra di scuola o come un’estetista o una madre esemplare, non come una che è stata rapita dall’Isis, stuprata per mesi, con la famiglia e il popolo sterminati. Io volevo una vita semplice e in pace».
Invece, il 3 agosto del 2014 il villaggio di Nadia – Kocho, nel Nord dell’Iraq – viene preso d’assalto dall’Isis. In quella zona del Medio Oriente la popolazione curda segue un culto antichissimo e raro, la religione yazida, un misto tra cristianesimo, islamismo e zoroastrismo. Pochi, pacifici e sconosciuti al mondo, finché la loro tragedia non è stata definita genocidio dall’Onu, gli yazidi erano il bersaglio perfetto per l’Isis: nessuno Stato sovrano si sarebbe mosso per difendere una minoranza…………….
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