In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo: «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati. Beati i miti, perché avranno in eredità la terra. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».
Queste otto situazioni sono emblematiche di quello che avviene nella nostra vita, non dobbiamo andarle a cercare. Nella vita quindi si può essere felici se sappiamo accogliere Dio in questi momenti che, oggettivamente, possono anche essere faticosi e difficili, uscendo da noi stessi e senza ripiegarci sui nostri bisogni. Alla fine infatti Gesù si rivolge direttamente a noi che ascoltiamo, che leggiamo, come un tempo si rivolgeva a quelle folle, che dal monte guardava con misericordia: tu che ora leggi o ascolti sei disposto a trasformare queste occasioni, che apparentemente possono essere momenti drammatici della tua vita, in occasione per fare spazio a Dio e ricevere da lui la felicità? Sei disposto cioè a rinunciare all’idea che la felicità sia frutto di un merito o di un premio da guadagnare? Questa prima lezione di Gesù non può non metterci subito in crisi, ma forse ci costringe anche a decidere se continuare il cammino con lui. (Gaetano Piccolo SJ)