In quel tempo, si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?». Gesù rispose: «Il primo è: “Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza”. Il secondo è questo: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Non c’è altro comandamento più grande di questi». Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all’infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici».
Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.
Qual è, fra tutti, il più grande comandamento? Aiutaci a ritornare al semplice, al principio di tutto… Gesù lo fa, esce dagli schemi, risponde con una parola che tra i comandamenti non c’è. Che bella la libertà, l’intelligenza anti conformista di Gesù, lui l’icona limpidissima della libertà e dell’immaginazione. La risposta comincia con un verbo: amerai, al futuro, a indicar una storia infinita, perché l’amore è il futuro del mondo, perché senza amore non c’è futuro: vi amerete, altrimenti vi distruggerete. E poi per vivere bene, perché la bilancia su cui si pesa la felicità di questa vita è dare e ricevere amore. Prima ancora però c’è un “comandamento zero”: shemà, ascolta, ricordati, non dimenticare, tienilo legato al polso, mettilo come sigillo sul cuore, come gioiello davanti agli occhi… Fa tenerezza un Dio che chiede: «Ascoltami, per favore». Amare Dio è ascoltarlo. Amerai con tutto il cuore; non da sottomesso ma da innamorato. Qualcuno ha proposto un’altra traduzione: amerai Dio con tutti i tuoi cuori. Come a dire: con il tuo cuore di luce e con il cuore d’ombra, amalo con il cuore che crede e anche con il cuore che dubita; come puoi, come riesci, magari col fiatone, quando splende il sole e quando si fa buio, e a occhi chiusi quando hai un po’ paura, anche con le lacrime. Santa Teresa d’Avila in una visione riceve questa confidenza dal Signore: “Per un tuo ti amo rifarei di nuovo l’universo”. Con tutta la tua mente. Amore intelligente deve essere; che significa: conoscilo, leggi, parla, studia, pensa, cerca di capire di più, godi di una carezza improvvisa, scrivi una preghiera, una canzone, una poesia d’amore al tuo amore… Ma con questo, cosa ha detto di nuovo Gesù? In fondo le stesse parole le ripetono i mistici di tutte le religioni, i cercatori di Dio di tutte le fedi, da millenni. La novità evangelica è nell’aggiunta inattesa di un secondo comandamento, che è simile al primo… Il genio del cristianesimo: amerai l’uomo è simile all’amerai Dio. Il prossimo è simile a Dio. Il prossimo ha volto e voce, fame d’amore e bellezza, simili a Dio. Cielo e terra non si oppongono, si abbracciano. Vangelo strabico, verrebbe da dire: un occhio in alto, uno in basso, testa nel cielo e piedi per terra. Ma chi è il mio prossimo? Gli domanderà un altro dottore. C’è una risposta che mi ha allargato il cuore, quella di Gandhi: «il mio prossimo è tutto ciò che vive con me sulla terra», la natura, l’acqua, l’aria, le piante, gli animali. Ama la terra, allora, come te stesso, amala come l’ama Dio. Vivere è convivere, esistere è coesistere. Non già obbedire a comandamenti o celebrare liturgie, ma semplicemente, meravigliosamente, felicemente: amare.
(Ermes Ronchi)