Per me, questo momento è propizio per l’unita della Chiesa in Cina. Vescovi, sacerdoti, religiosi e laici, sia ufficiali sia sotterranei, stanno seguendo attentamente e con la preghiera il dialogo tra Cina e Santa Sede, perché sentono che ci si sta facendo carico dei problemi. Questa è la voce della ‘maggioranza silenziosa’ che più propriamente rappresenta oggi la Cina cattolica. Non c’è contraddizione nell’essere pienamente cristiano e pienamente cinese. E ciò mi fa pensare al kairos che in questo momento vive la Chiesa. Papa Francesco nella Evangelii gaudium parla dei quattro princìpi interpretativi della realtà sociale, tra i quali quello per il quale « l’unità prevale sul conflitto ». La questione della Chiesa in Cina non si risolve intorno a un tavolo di tribunale ma di comunione. Non bisogna cadere nella logica di vincitori-perdenti. Purtroppo ci sono alcuni nella Chiesa che, forse per mancanza di umiltà, sono fissati sul passato e insistono a voler avere sempre ragione. Questo condiziona anche altri nel poter uscire dal passato. Siamo spettatori di un dramma in corso di svolgimento e che può avere un finale imprevedibile. Credo profondamente che lo Spirito Santo sia alla guida della Chiesa. Già papa Giovanni Paolo II aveva intenzione di risolvere il ‘problema cinese’. Con grande comprensione cominciò a perdonare e a riconoscere i vescovi ‘ufficiali’. C’è una grande continuità tra i Papi recenti. Benedetto XVI con la sua lettera pastorale ai cinesi nel 2007 ha poi dato una base solida all’intenzione di venire a capo del ‘problema’. Papa Francesco con spirito di comunione e la sua volontà di avvicinare i poveri, gli umili e gli emarginati ha conquistato la simpatia dell’autorità e il popolo cinese…
Il teologo. «Noi cattolici cinesi desideriamo l’unità»
24 Febbraio 2018 | 0 commenti