Sono stato recentemente in Spagna (Valencia) a conoscere un centro di accoglienza per immigrati(Dorothy Day), dove alcuni imprenditori dell’Economia di comunione stanno provando a creare dei lavori per giovani provenienti prevalentemente dall’Africa. Nel dialogo spontaneo che è nato, qualcuno ha chiesto a una decina di quei giovani, tutti attorno ai 20 anni: «Quali sono i tuoi sogni?». «Fare il meccanico», «l’idraulico», «la sarta»…, hanno risposto. Nell’ascoltare le loro parole, spesso mescolate con le lacrime (loro e nostre), ho capito nuovamente che ogni giovane è figlio di tutti, non solo dei suoi genitori. Ogni figlio è anche figlio mio, ogni bambino che nasce è abitante della terra, e quindi è mio prossimo. Il mio prossimo non è il mio vicino geografico, religioso o etnico: è questo uno dei grandi insegnamenti della parabola del Buon Samaritano.
Su questa legge naturale e cristiana abbiamo fondato l’Europa, abbiamo accolto soldati inglesi e tedeschi che bussavano fuggiaschi e impauriti alle porte delle case dei nostri nonni. Avevano una divisa diversa da quelle dei loro figli al fronte, ma appena li guardavano negli occhi, bagnati e impauriti, capivano che prima di essere «stranieri» erano dei ragazzi, e quindi erano figli. E aprivano le loro porte e li nascondevano, rischiando la vita, nelle cantine e nelle stalle, e condividevano con loro il poco pane. Quei ragazzi dentro casa li resero meno sicuri, ma li fecero più umani…………………
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