Lasciare le cose come sono, conservarle intatte, rende incapaci di vedere che il sole si è levato ed è sorto un giorno nuovo. Rimanere aggrappati a ciò che si aveva, con lo sguardo voltato indietro, fa cercare la vita e l’amore nei posti sbagliati. E quando ci si imbatte in qualcosa di vivo assale la paura, il timore, lo spavento.
È così che la mattina di Pasqua le donne, che avevano seguito Gesù fin sotto la croce, cercano un cadavere da imbalsamare, cercano un Gesù morto da adorare.
C’è un masso ribaltato e un sepolcro vuoto: Gesù nazareno, cercato in tutto il vangelo, il Cristo, il Figlio dell’uomo, il Figlio di Dio, il crocifisso non è qui, è risorto!
Ed è possibile riconoscerlo, vederlo, incontrarlo, seguirlo: occorre mettersi in cammino sulla via che dalla Galilea porta a Gerusalemme, la via inaugurata da Gesù. Una via che i discepoli devono percorrere, la via della salvezza, della croce e della risurrezione, indicata da donne piene di spavento, che hanno visto una tomba vuota. Così la resurrezione impegna ciascuno a cercare, ad attraversare la storia per coglierne le tracce, tra l’annuncio che Gesù cammina davanti a noi e il mistero che ammutolisce.
La via che si attraversa è quella di tutti i giorni, quella che fa delle nostre città e dei nostri paesi un crocevia e un luogo per diversi popoli e culture, che chiede legalità e giustizia, cultura della vita, scuola di educazione.
È così che il RISORTO ci precede nella quotidianità e permette di scorgere un’alba nuova; è nel “tutti i giorni” che si rintracciano le orme per mettersi alla Sua Sequela e assumere le Sue sembianze.
I vostri don, con le cooperatrici pastorali e le suore
Buona Pasqua di Resurrezione
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