Un inferno chiamato Libia. L’Onu: non è un porto sicuro

| 0 commenti

Li hanno riportati in Libia, mentendo loro e dicendo che sarebbero approdati in Italia. «Preferiamo ucciderci piuttosto che tornare in Libia»: appena hanno visto le coste libiche hanno minacciato alcune delle 144 persone a bordo del cargo Lady Sham, battente bandiera della Sierra Leone, hanno visto le coste libiche. Domenica sera su istruzione della Guardia costiera di Tripoli il cargo aveva recuperato il gommone in avaria. Le 144 persone sono state fatte sbarcare a Misurata nella serata di lunedì e sono dirette nei centri di detenzione dove per mesi hanno subito violenze e torture denunciate da tutte le organizzazioni, governative e non, in questi ultimi due anni.

Che ci fanno sui barconi i migranti registrati in Libia dall’Onu e che perciò dovrebbero essere protetti dalle autorità anziché venire ceduti agli scafisti? Chi si è intascato e come sono stati davvero spesi gli oltre 300 milioni che Italia e Ue hanno versato alle varie fazioni per “stabilizzare” il Paese? Le domande in Libia sono come le tempeste di sabbia: impossibile vederci chiaro. Volendo rassicurare l’opinione pubblica il governo italiano ha parlato di «migranti salvati e riportati in Libia», dove ad attenderli ci sono «i centri dell’Alto commissariato Onu per i rifugiati »…….

https://www.avvenire.it/attualita/pagine/un-inferno-chiamato-libia-lonu-non-un-porto-sicuro





ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER E RIMANI AGGIORNATO SULLE NOVITÀ iscriviti

Unità Pastorale Zerotina
Parrocchia S. Maria Assunta
Via Trento e Trieste 6
31059 - Zero Branco
tel: 0422 97007
CF. P.IVA 01985050267
Parrocchia di Scandolara
Via Scandolara, 60
31059 Zero Branco
tel: 0422 97007
CF. P.IVA 94008710264
Parrocchia di S. Alberto
Piazza Papa Luciani 2
31059 Zero Branco
tel: 0422 97007
CF. P.IVA 01968270262


© 2014 - 2020 Collaborazione Pastorale Zerotina - all rights reserved - mappa del sito - privacy - redazione - admin