I contraccolpi di una società mercantile, tutta orientata alla ricchezza e all’individualismo, si fanno sentire su tutti i piani. Non solo quello delle disuguaglianze, che ormai hanno raggiunto livelli scandalosi, ma anche quello ambientale ed esistenziale. Eletto il denaro a onnipresente elemento di relazione e valutata, persino, la persona a in termini solo monetari, costo da comprimere quando veste i panni del lavoratore e reddito da espandere quando varca la soglia del supermercato, è stato prodotto il monstrum oeconomicum , un essere metà merce e metà acquirente, di cui qualche anno fa una dodicenne di Varese mandò in scena una rappresentazione agghiacciante. Messo a tacere ogni senso del pudore e della dignità, la ragazzina scattava dei selfie audaci da rivendere ai compagni che le fornivano il denaro necessario per arricchire la propria collezione di cosmetici e vestiti. Manifestazione plastica di una concezione di vita in cui contano solo lusso, eleganza, successo.
In una parola l’esteriorità che è, sì, capace di generare ammirazione e invidia, ma che non riesce a produrre felicità a giudicare dall’esplodere di fenomeni come il bullismo o il ricorso a sostanze stupefacenti da parte di molti giovani e giovanissimi. Sono forse tentativi per rintuzzare la sofferenza dovuta alla mancanza di autostima, carenze affettive, insufficiente riconoscimento sociale, ma destinati a non avere successo perché come ogni sintomo non liberano dalle cause del malessere. La distruzione delle relazioni per avanzamento dei rapporti mercantili è una minaccia che qualcuno ha deciso di combattere riempendo di nuovi contenuti i meccanismi stessi che hanno contribuito al deragliamento della società. Ed ecco l’emergere dell’economia solidale: esperienze di produzione, acquisto e credito gestite vissute non con lo spirito della concorrenza, della sopraffazione, del profitto, ma della cooperazione, del rispetto, della ricerca del bene di tutti…….
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