Gennaio è il mese nuovo, l’affacciarsi di un anno che si presenta con il suo carico di incertezza e, insieme, di speranza. Un mese che simbolicamente si apre con la Giornata mondiale della pace, il primo, e si chiude con la Giornata della memoria, il 27 gennaio. Perché senza la memoria non può esserci nemmeno la pace.
Pace è parola dalla radice antica: il sanscrito pak, che vuol dire legare, unire. Perciò il tempo frammentato, l’accumulo di istanti slegati, la smemoratezza esistenziale sono nemici della pace. Serve tenere legate le dimensioni del tempo per essere capaci di stare uniti tra noi.
Custodire viva la memoria del passato ci aiuta a illuminare il presente di luce nuova e a progettare il futuro, ricordando, per esempio, di fronte agli arrivi di chi cerca vita e felicità per sé e per i propri figli, che anche noi siamo stati migranti in cerca di fortuna. La memoria va conservata, per non ripetere gli stessi errori.
Va raccontata in un linguaggio che renda comprensibili, presenti, vivi i fatti anche a chi non li ha vissuti: la memoria è parte integrante dell’educazione delle nuove generazioni, per coltivare il senso di gratitudine che genera desiderio di impegnarsi, per continuare a farsi domande ed essere sensibili di fronte al dolore di oggi…..
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