Iraq. Perché l’indipendenza del Kurdistan resta «impossibile»

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Circa 100mila curdi sono fuggiti verso il Kurdistan iracheno in questa settimana dai territori contesi con il governo centrale di Baghdad per timore di ritorsioni dopo che le forze federali e le milizie sciite a loro alleate hanno ripreso il controllo di aree contese già occupate dai combattenti curdi peshmerga. Preoccupazioni fondate: a Tuz (vedi cartina qui di seguito) 150 case appartenenti a famiglie curde sono state incendiate.

Perché l’indipendenza del Kurdistan resterà un sogno

curdi iracheni che hanno chiesto l’indipendenza dopo il referendum plebiscitario del 25 settembre – nelle tre province autonome di Erbil (a Arbil), Dohuk e Sulaymaniyah e nelle zone contese a Baghdad (5,3 milioni di elettori registrati) i Sì sono stati il 92,7% con una affluenza pari al 72,6% – hanno così ridato vigore e attualità alle antiche pretese di questo popolo ad avere uno Stato autonomo.

La reazione di Baghdad, che si è rifiutata di riconoscere qualsiasi legittimità a una consultazione che nelle intenzioni del presidente del Kurdistan iracheno Masud Barzani, aveva un valore solo consultivo, è stata la riappropriazione militare, con il contributo delle milizie sciite del Risveglio popolare, di tutti i territori che i curdi avevano occupato a partire dal giugno del 2014 quando le milizie del Daesh avevano occupato Mosule buona parte della provincia di Ninive……





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