Era l’8 giugno 2015 quando sei profughi varcavano a Camalò la soglia di casa Calò. Nel frattempo la storia della famiglia è finita in un film. E l’insegnante è stato insignito della medaglia d’oro al Quirinale. L’accoglienza in famiglia ha finora funzionato, ma nubi si addensano sull’imminente futuro.
E’ la fine di una settimana molto impegnativa per il prof. Antonio Calò, la moglie Nicoletta e la sua famiglia: l’uscita del film “Dove vanno le nuvole”, gli incontri pubblici, le interviste… e lui è più combattivo che mai. Mi accoglie nel suo studio tra centinaia di libri, fogli di appunti, borse di materiale convegnistico, qualche foto tra cui quella con il presidente Mattarella e le pipe; indossa una maglietta con la celeberrima frase del filosofo tedesco Immanuel Kant “Il cielo stellato sopra di me e la legge morale dentro di me” che mi spiega essere stata un dono della mattina da parte dei suoi studenti del liceo Canova. Trovo che sia una delle sintesi più efficaci di questo professore di Camalò e dell’esperienza di accoglienza che sta portando avanti con la famiglia da ben due anni. Da quando l’8 giugno del 2015 la prefettura gli ha telefonato per dirgli che c’era bisogno dei posti che lui aveva offerto per ospitare 6 migranti africani, scaricati poi alle 7 di sera dal pullman che li aveva raccolti direttamente da Lampedusa. “Oggi viviamo un tempo di attesa che prelude la grande festa o la tragedia – mi spiega -. Dopo un lungo percorso i “miei” ragazzi lavorano tutti con contratti a tempo determinato e stanno in attesa di conoscere l’esito della procedura per ottenere o vedersi negato il permesso di soggiorno: tre di loro sono al terzo grado d’appello, uno non è ancora mai stato chiamato in commissione e solo per un altro è arrivato l’assenso per motivi umanitari”. Che succede se, dopo 2 o anche 3 anni, si vedono respinta la domanda di riconoscimento di protezione internazionale?
Protesteremo vivacemente, perché è una farsa vergognosa: equivale a dire che dopo aver salvato queste persone, averle accolte e gradualmente inserite nel contesto sociale e lavorativo, aver investito risorse umane ed economiche con comprovati risultati, gli diamo una pedata e li mandiamo via. Se dovesse finire così, tornerò al Quirinale per restituire la medaglia di ufficiale dell’ordine al merito della Repubblica italiana. Lo farò non solo per i 6 che sono con me, ma per tutti quelli che si trovano in analoghe situazioni. Questa non è la risposta di uno Stato serio e la responsabilità è di chi ci governa. Tocca un tema molto sensibile, le questioni migratorie solitamente non portano voti a meno che non siano di chiusura…………………….